Fubar: La recensione della prima stagione

Da qualche settimana nello sconfinato catalogo Netflix ha fatto la sua apparizione la serie TV Fubar, sviluppata da Nick Santora e con protagonista indiscusso Arnold Schwarzenegger. 

Luke Brunner e sua figlia Emma si mentono da anni, nessuno dei due sa che l’altro è un agente della CIA. Una volta che entrambi apprendono la verità, si rendono conto che in realtà non sanno nulla l’uno dell’altro e dovranno collaborare per risolvere un’importantissima missione.

Se pensiamo ad Arnold, pensiamo al cinema action di qualche decennio fa, con quello stile che ora ci sembra un po’ datato, ma che all’epoca andava alla grande. Uno stile che evidentemente deve essere ancora di moda da qualche parte negli uffici di Netflix, visto che questo show è una spy-story che ha moltissimo in comune con ciò che girava a inizio anni 90 e molto meno con i prodotti attuali.

Schwarzenegger, seppure affiancato da Monica Barbaro in ottima forma, è il mattatore di un prodotto estremamente semplice e votato al leggero intrattenimento. Gli elementi base per provare a costruire una trama un po’ più stratificata o interessante  ci sarebbero anche, ma Fubar non prova mai a fare un passo in più di quello che è il minimo indispensabile per portare a termine gli 8 episodi di questa prima stagione senza sforzi eccessivi .

Fubar è una di quelle serie che più ti avvicini più vedi i buchi e senti gli scricchiolii, ma usa il suo duo di protagonisti per distrarci dai suoi difetti, tutto sommato riuscendoci discretamente.

Nell’insieme non si può certamente dire che sia una brutta serie, il mix action – humor è sempre gradevole, ma il risultato è quello di un pigro compitino costruito per raggiungere la sufficienza stiracchiata.
Il finale è “leggermente” aperto, chiudendo di fatto la storia della stagione, ma lasciando più di uno spiraglio aperto per potersi attaccare e continuare a lavorare in caso di rinnovo.

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